Secondo me il patriottismo, il maschilismo e il femminismo, si tratterebbero di trucchetti di natura istintiva che permettono di farci i complimenti senza però scadere nell’auto-compiacimento: tessendo elogi a un gran numero di persone tra cui siamo compresi in realtà stiamo soddisfando il nostro bisogno di sentirci migliori.
Tuttavia questi atteggiamenti partono da un presupposto sbagliato: creano e sfruttano insiemi di gente astratti, la quale nonostante abbia alcune somiglianze (ad esempio la lingua o il sesso), ha anche un gran numero di differenze non trascurabili. Perché dovrei sentirmi fiero di essere italiano? Se anche per assurdo (ma proprio per assurdo) l’Italia fosse un paese ricco di gente intelligente e virtuosa, non sarebbe per merito mio, non avrei lo stesso alcun motivo di vanto. Il popolo italiano, così come ogni altro popolo, è una moltitudine eterogenea, e la romantica operazione di identificarlo come un gruppo pieno di belle virtù non avrebbe davvero senso, se non ci desse l’occasione di farne parte e di riceverne le qualità.
Le belle parole di cui amano riempirsi la bocca i patrioti poi, come collaborazione e unità, sono solo un pretesto; se davvero gli stessero a cuore la collaborazione e l’unità dovrebbero perlomeno desiderare l’abolizione dei confini. Invece guarda caso i gruppi nazionalistici tendono a escludere più gente possibile: più il gruppo è piccolo, meglio ti puoi riconoscere in esso. La tendenza sarebbe escludere tutti, ma a questo punto non ci sarebbe più gente ad appoggiare il gruppo, non ci sarebbe più gente che lo acclama, e l’individuo solo non riceverebbe più l’autostima necessaria.
Lo stesso vale per l’atteggiamento maschilista o femminista, che ci fa preferire un sesso all’altro per il solo motivo che noi ne facciamo parte e che predispone a cogliere i difetti piuttosto che i pregi degli individui dell’altro sesso.