26 febbraio 2011

Soundtracks

Ci stavo pensando da tempo alle colonne sonore.

Sceso dal treno, domenica scorsa, vento e umidità mi hanno accolto.
La solita settimana di bora triestina, cazzo. 
Ho affrontato gli scalini del sottopassaggio pedonale per attraversare la strada, schivando come al solito il saggio barbone di turno, quando mi è arrivata alle orecchie una melodia dannatamente conosciuta.
Ci ho messo un po' a ricordarmi cos'era, poi mi si è allargato un sorriso sulle labbra appena ho realizzato che era il tema principale de Il Padrino.
La suonava un mendicante col violino.
Per un istante mi sono sentito appena sbarcato a New York durante il proibizionismo.

Camminando verso casa ho continuato a pensarci, alle colonne sonore intendo.
Ho realizzato che alla fine entrano nella mia testa come le hit dei miei album preferiti.
Quelle canzoni che ascolti ancora, e ancora, perché se non lo facessi continueresti a canticchiarle.

Ci sono migliaia di colonne sonore che mi ricordano qualcosa.
Ogni gran film ha quella che si merita.

C'è la techno di Matrix, le melodie epiche del Signore degli Anelli e dell'Ultimo dei Mohicani, Brave Hearth, Ennio Morricone e tutti i suoi western, ritornelli epocali come Indiana Johnes e Star Wars, Lo Squalo, L'Esorcista, Rocky, classici riscoperti come Odissea nello Spazio e chissà quanti altri ne dimentico.

Poi ci sono le serie tv, e anche loro non scherzano (ve ne linko solo una). 

Ma oggi voglio parlare di film.

Beh, lo scopo finale del post è farvi sapere che la mia colonna sonora preferita è e rimarrà sempre una sola. 
Non so perché ho scelto questa, ma per mio parere personale è l'unica che può gareggiare per questo stupido titolo.
Sarà che la prima volta che ho visto il film ero alle elementari e avevo 38 di febbre.



20 febbraio 2011

The King of Limbs


Ok, è uscito.
Dannatamente minimal.
Tanti suoni, pochi strumenti, molti lamenti.

Sette tracce si ascoltano in fretta.
Poi si riascoltano ancora.
E ancora.

Dopo un po' si intuisce che probabilmente non hanno sbagliato neanche stavolta.
Ma come al solito li capiremo tra un annetto o due.

Nel frattempo sono in modalità repeat da ieri.

Se volete, qui c'è lo streaming, e una recensione bella approfondita.

18 febbraio 2011

Lotus Flower

Thom Yorke è dannatamente bravo a ballare.

E i Radiohead sembrano effettivamente in forma.

(rimangono sull stile In Rainbows, sembrerebbe)



15 febbraio 2011

Questo l'ho fatto apposta.


E qui ci sono i Cut Copy.
Zonoscope.
(Era per questo che vi serviva twitter, se ce l'avete potete ascoltarvi l'album gratis)

(E vi allego anche un articolo che può aiutarvi nell'iscrivervi.)

Per chi non lo sapesse, i Cut Copy sono un gruppo australiano.

Musica elettronica da saltellare.

Magari qualcosa vi è già capitato di ascoltare, dai! 

L'ultimo album non è male, anche se il precedente In Ghost Colours aveva fatto più effetto, devo ammetterlo.

I synth comunque ci sono.
E questo ci basta.

E con il video qui sotto ricordiamo i bei vecchi tempi.



Ooops..



Vabbé dai, c'è anche Moby con Destroyed.

E un EP (Be The One) in free download dal suo sito.

Ricordo anche a chi bazzica il nordest, che il newyorkese ci farà visita il 9 luglio, suonando all'Area Palaverde di Azzano Decimo.

Ah sì, dimenticavo...




Non contenti di aspettare gli Strokes, tornano anche delle divinità:


I Radiohead se ne escono con il nuovo album.

Sabato!

Il mio coinquilino ha già ordinato l'album.
La versione in mp3 è a soli 7€.

Ci fate un pensierino anche voi, o no?

"What the hell!"

Perché forse, parlando di musica commerciale, c'è ancora speranza.

"We're gonna go play another song, 'cause we like music."

(e una bella pernacchia a chi diceva che quest'album non era all'altezza)


13 febbraio 2011

Commerciale

E' difficile al giorno d'oggi essere giovani e non avere niente a che fare con la musica.
Posso non interessarmi al teatro, o alla danza, o alla lettura, posso evitare qualsiasi sport. Ignorare il cinema è già più difficile; ma non avere alba in fatto di musica non credo sia possibile.

La musica non ha bisogno di un bagaglio culturale per poter essere apprezzata, nè di una predisposizione naturale, nè di concentrazione, e, se lo scopo di un'arte è quello di esprimere l'interiorità di chi la fa e suscitare emozioni in chi la "consuma", la musica è probabilmente l'arte che ci riesce meglio.
Questo ne fa un fenomeno complesso, oggetto di diverse catalogazioni.

Una prima, grande scissione nell'idea di musica è evocata dal concetto di "musica commerciale", il quale ha di per sè una connotazione negativa, a prescindere dal suo significato.
La musica commerciale non è definita come genere musicale, ma è caratterizzata dal fatto di essere presente in certi ambienti pubblici adibiti allo svago, come bar e e discoteche, ma anche negozi e centri commerciali, oltre che essere trasmessa dai mezzi di comunicazione di massa (tv e radio).
Inoltre è accomunata dal fatto di non essere mai innovativa, in quanto viene selezionata
per le sue melodie e ritornelli collaudati.

Le reazioni della gente a questo genere di musica non sono molto varie: la musica commerciale piace a tutti. C'è però chi la disprezza, chi no e chi non conosce altri generi di musica.
Chi la disprezza spesso non ha una grande cultura musicale. L'idea che mi sono fatto è che quando si parla di musica commerciale con queste persone, la qualità e la bellezza di una canzone si evincono dal tipo di suono: chitarre elettriche = rock = bene, pianole ed effetti = pop = male. Quelli che invece hanno cultura musicale e ugualmente disprezzano la musica commerciale, semplicemente seguono la buona e vecchia filosofia del "sono figo perchè so cose che mi distinguono dalla gente comune", e così la musica mainstream è brutta, perchè piace al popolo bue.
Il cosiddetto popolo bue è quell'insieme di persone che ascolta solo musica commerciale e le cui canzoni nel lettore mp3 non superano i 5 minuti. Non si tratta di una reale preferenza dettata dal gusto dell'ascoltatore, quanto piuttosto dalla politica musicale di MTV, o dalle scelte dei pubblicitari.
Tutto dipende da quanto una canzone viene fatta sentire, perchè potenzialmente qualsiasi cosa può piacere.
La musica poi ha il pregio di legare a sè le emozioni del momento in cui la si ascolta, ad esempio se sono ad una festa e mi sto divertendo e c'è una determinata canzone che fa da sottofondo al mio divertimento, allora questa canzone mi piacerà anche dopo. La musica commerciale piace per questo: viene fatta ascoltare in vari momenti e si lega alle emozioni di quei momenti.
Questo non accade per il resto della musica.
Quello che mi interessava veramente dire in questo
post è che quasi tutta la musica potrebbe essere potenzialmente "commerciale", basterebbe farla ascoltare.
Questo però non significa che la musica che adesso viene considerata commerciale
abbia la stessa qualità di quella che non lo è. Proprio perchè la musica è fonte di guadagno,le canzoni che vengono selezionate per diventare commerciali devono piacere, ed è meno rischioso scegliere una canzone simile a una canzone che già piace piuttosto che scommettere sulle sperimentazioni. Questo fa sì che la musica commerciale sia limitata e ripetitiva (non brutta).

Non credo che intendersene in fatto di musica sia una qualità imprescindibile, probabilmente non è neppure una qualità. Però se ci fossero meno pregiudizi e più curiosità riguardo ad essa, sarebbe certamente un bel vantaggio per ognuno.

They're back.



E' da tanto che non scrivo, quindi sarò breve, per non perdere l'abitudine.

L'avrete sentito in giro, no?
Sono tornati.

E devo proprio dire che ci mancavano.

Il loro nuovo album, Angles, uscirà a marzo, ma se siete bravi potete già trovare in giro la copertina...

Intanto possiamo passare il tempo con Under Cover of Darkness, il loro primo singolo.

Qui lo potete scaricare in cambio della mail.

Mentre qui sotto ve la ascoltate.





E ora correte a farvi un account su twitter
se domani ho tempo vi spiego perché.