C'era una volta un apprendista chimico, che di chimica se ne intendeva.
Nella sua famiglia tutti erano molto colti, perfino il cane aveva una laurea (benchè in scienze della comunicazione), e in questo clima stimolante l'apprendista chimico sviluppò un sincero interesse verso le scienze umane e naturali.
Un giorno suo padre, laureato in antropofagia, gli disse: “figliolo, se vuoi essere felice devi cibarti di gente felice.”
Da quel momento nel nostro caro apprendista chimico, che di chimica ancora non ne sapeva nulla e voleva piuttosto andare a studiare psicologia, crebbe un forte desiderio: comprendere la natura materiale delle emozioni umane.
Per questo motivo imboccò la strada del chimico.
Dopo aver appreso i fondamenti della materia, si dedicò a una branca che definire d’avanguardia è dire nulla! Fino a quel momento davvero in pochi, per lo più poeti, si erano interessati alla Chimica dei Sentimenti (con risultati pessimi).
Così l’apprendista chimico si procurò un po’ di cervelli e li frullò ben bene, e rinchiuso nel suo piccolo laboratorio lavorò giorno e notte per molti giorni e molte notti, fino a che, dopo molti errori e altrettante esclamazioni di disappunto, riuscì a ottenere il suo primo distillato.
La rabbia pura, d’un rosso porpora, ribolliva violentemente nell’alambicco.
Tutto eccitato l’apprendista chimico sottopose immediatamente il liquido alle consuete analisi e non ci volle molto per trovare la formula chimica della rabbia. Un’altra carrellata di cervelli da frullare ed ecco estratta la gioia, liquida e cristallina, ma molto volatile!
Ormai l’apprendista chimico aveva preso la mano e una dietro l’altra distillò tutte le emozioni, amore e odio, paura e coraggio, e così via.
Quando ebbe scritto anche l’ultima formula chimica, il suo cervello, troppo pieno di consapevolezza, esplose, macchiando tutte le pareti.
E non dite che non vi avevo avvisato.
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