31 marzo 2010

Love story



C'erano una volta due ribosomi.
Fu amore a prima vista.











Passavano assieme tutto il
loro tempo.

leggevano l'RNA insieme...










...sintetizzavano proteine
assieme...












Insomma, facevano proprio
di tutto, indifferenti alle
occhiatacce invidiose dei
vecchi e spensierati come solo
dei giovani ribosomi
innamorati possono essere.








Ma in un bel giorno di
primavera...












...aihmè! La cellula si divise.

Che orribile bel giorno!











Un crudele muro separò le
due tenere vite, una
ghigliottina troncò per
sempre il loro amore.










...e non vissero mai più felici
e contenti.

26 marzo 2010

Dipendenze.

Sveglia.Doccia.Purtroppo Caffè.Cibo.Cazzeggio, magari internet, magari un prato.Due risate con chi so io.Guardare il vuoto camminando.Senza dubbio internet.Se va bene musica.Se va benissimo un film.Purtroppo sonno.

12 marzo 2010

Quasi fiaba

Come molti altri racconti, anche la storia dell’attempato signor M. (detto Emme) iniziò tra la polvere di una vecchia soffitta, dove il suddetto amava accatastare ogni sorta di cianfrusaglie ricevute in regalo durante le festività. Proprio mentre seppelliva l’ennesimo pigiama azzurro, un vecchio fascicolo ruzzolò giù dal mucchio e lo colpì in viso, attirando la sua attenzione. Si trattava della tesi di laurea in medicina di un tale Edmund Bett, dal titolo “l’uomo e il letargo”. Il signor M. nutriva un profondo interesse sia per l’uomo che per il letargo, così si mise comodo sul divano e trascorse il pomeriggio immerso nella lettura. Ciò che venne a sapere da quel fascicolo lo lasciò di stucco. Ne riassumerò qui a grandi linee il contenuto: il dottor Edmund sosteneva che il corpo umano, come quello di molti altri mammiferi, è “progettato” per il letargo. Ne consegue che, dormendo meno di quanto dovrebbero, gli esseri umani sono più scontrosi e aggressivi di quanto lo sarebbero in natura, e l’affaticamento causato da questa situazione incide negativamente sulla durata della loro vita. In particolare, il tempo di vita perso per via dell’affaticamento coinciderebbe con quello che, andando in letargo ogni inverno per tutta la vita, si perderebbe nel sonno. Andare in letargo per cui prolunga la vita, ma non il tempo di veglia! E per tutta questa serie di motivi, ed altri che non starò qui ad elencare – concludeva il trattato – il letargo è non semplicemente un’attitudine consigliabile, ma piuttosto attività imprescindibile e necessaria al benessere personale e della società. Benché la tesi gli apparisse leggermente eccentrica, il signor M. ne rimase affascinato a tal punto che decise di andare in letargo. Fu così che quell’autunno, dopo aver appreso le modalità del letargo su una rivista di orsi, e dopo aver mangiato come una merda, si distese sul suo candido letto e chiuse gli occhi. Il signor M. era ora in caduta libera tra migliaia di cellule, straordinariamente somiglianti a caramelle gommose. Ce n’erano di tutti i tipi e colori, cellule del muscolo, dell’intestino, del fegato, del cuore, della milza, dei reni… perfino del duodeno. Tutte insieme formavano un essere umano, ma il signor M. non riusciva a metterlo a fuoco e vedeva in quella sagoma soltanto un enorme agglomerato. Un’idea balenò nella sua mente: sono le cellule l’unica vera forma di vita sul pianeta Terra, e l’uomo non è che una delle molteplici espressioni in cui la loro società è organizzata! Eccitato dalla sua nuova scoperta, il signor M. fremeva dalla voglia di parlarne con qualcuno, ma nello spiazzo bianco dove si trovava ora non c’era anima viva. Decise allora di camminare in una direzione, una qualsiasi, tanto da qualunque parte andasse non c’era nulla, e il nulla era bianco. Ma ecco che in lontananza apparvero delle macchie nere. Il signor M., tra un misto di paura e curiosità, corse verso di esse con cautela. Ebbe così modo di appurare che non si trattava di semplici macchie, bensì del panda del WWF, che in quel momento sembrava piuttosto trafelato. Fatte le dovute presentazioni, il dialogo che si svolse fra i due fu più o meno questo:
Signor M.: la vedo piuttosto trafelato.
Panda WWF: sa, è per via dell’estinzione.
Signor M.: ah, capisco. Forse dovrebbe seguire l’esempio dei suoi cugini orsi e andare in letargo ogni tanto. La aiuterebbe senz’altro a ritrovare la gioia di vivere.
Panda WWF: no, lei non ha capito. Il mio problema sono gli umani, che non accettano l’idea che io mi debba estinguere, e per colpa loro mi devo sorbire ogni giorno ore e ore di filmati porno. Ma a me di scopare proprio non và. E poi l’estinzione non è nulla di brutto, né di doloroso! Formalmente è la morte di un unico individuo, non è certo un dramma. Dunque lasciateci trascorrere la vecchiaia in pace e non rompeteci le balle!
Detto questo il Panda scomparve.
Il signor M. stava là, sull’orlo del burrone, e di lato scrosciava impetuosa la cascata. Non scivolò di sotto, non si aggrappò al ramo (che non si spezzò) e non cadde fragorosamente in acqua. Ancora perplesso dal suo ultimo incontro non ebbe il tempo di riprendersi perché dall’oscurità di una grotta comparve nientepopodimenoche il dottor Edmund Bett!
Signor M.: dottor Edmund! Ho letto la sua tesi sul letargo e ne sono rimasto molto colpito! Ho intenzione di provarlo questo stesso autunno!
Dottor Edmund: no, non lo faccia!
Signor M.: ma che cosa dice?!
Dottor Edmund: andando adesso in letargo non solo non recupererà la vita persa, come è ovvio, ma la durata del letargo sarà tale da recuperare tutti i letarghi mancati! In breve, data la sua età, dormirebbe per il resto dei suoi giorni.
Signor M.: questo non c’era scritto!
Dottor Edmund: lo scoprii solo qualche tempo dopo. Ma per fortuna non avevo ancora pubblicato la mia scoperta e l’errore non ha potuto nuocere.
Signor M.: e anch’io mi rendo conto di essere stato molto fortunato a incontrarla. Altrimenti da qui a poco mi sarei trovato a sognare fino alla fine dei miei giorni!

…E il racconto potrebbe continuare ancora a lungo, e scaffali di libri dovrebbero essere scritti per poter contenere tutti i sogni del signor M., ma per noi il suo viaggio onirico si ferma qui.