31 dicembre 2010
Daft Punk - Tron Legacy
30 dicembre 2010
29 dicembre 2010
Socializziamo
27 dicembre 2010
25 dicembre 2010
A Christmas Tale
C'era una volta un apprendista chimico, che di chimica se ne intendeva.
Nella sua famiglia tutti erano molto colti, perfino il cane aveva una laurea (benchè in scienze della comunicazione), e in questo clima stimolante l'apprendista chimico sviluppò un sincero interesse verso le scienze umane e naturali.
Un giorno suo padre, laureato in antropofagia, gli disse: “figliolo, se vuoi essere felice devi cibarti di gente felice.”
Da quel momento nel nostro caro apprendista chimico, che di chimica ancora non ne sapeva nulla e voleva piuttosto andare a studiare psicologia, crebbe un forte desiderio: comprendere la natura materiale delle emozioni umane.
Per questo motivo imboccò la strada del chimico.
Dopo aver appreso i fondamenti della materia, si dedicò a una branca che definire d’avanguardia è dire nulla! Fino a quel momento davvero in pochi, per lo più poeti, si erano interessati alla Chimica dei Sentimenti (con risultati pessimi).
Così l’apprendista chimico si procurò un po’ di cervelli e li frullò ben bene, e rinchiuso nel suo piccolo laboratorio lavorò giorno e notte per molti giorni e molte notti, fino a che, dopo molti errori e altrettante esclamazioni di disappunto, riuscì a ottenere il suo primo distillato.
La rabbia pura, d’un rosso porpora, ribolliva violentemente nell’alambicco.
Tutto eccitato l’apprendista chimico sottopose immediatamente il liquido alle consuete analisi e non ci volle molto per trovare la formula chimica della rabbia. Un’altra carrellata di cervelli da frullare ed ecco estratta la gioia, liquida e cristallina, ma molto volatile!
Ormai l’apprendista chimico aveva preso la mano e una dietro l’altra distillò tutte le emozioni, amore e odio, paura e coraggio, e così via.
Quando ebbe scritto anche l’ultima formula chimica, il suo cervello, troppo pieno di consapevolezza, esplose, macchiando tutte le pareti.
12 dicembre 2010
Teenegerezza
7 dicembre 2010
Il Vaticano ha purtroppo gradito.
5 dicembre 2010
Complessità
Capisco che la vita, per quanto sia un fenomeno incredibile e infinitamente
improbabile, possa essersi formata per caso.
Riguardo a questo c'è un esempio abbastanza convincente: sto giocando a carte e
ne pesco sette. La probabilità che su tutto il mazzo uscissero proprio le sette
carte che ho pescato, per giunta nell'ordine in cui le ho pescate, era bassissima
eppure sarebbe stupido sorprendersi del fatto che è successo. Così è altrettanto
stupido sorprendersi di esistere solo perchè era così improbabile.
Quello che non riesco a capire è come la vita possa essersi evoluta fino a dare
forme così complesse. La teoria dell'evoluzione sostiene che la complessità è frutto
di una lunghissima selezione da parte dell'ambiente sugli individui, i quali
possono subire mutazioni genetiche favorevoli o sfavorevoli alla loro sopravvivenza.
Ci sono delle implicazioni:
E' molto probabile che la mutazione sia sfavorevole, perchè è casuale: quando si
modifica a caso qualcosa di complesso è difficile che continui a funzionare.
Una mutazione può essere favorevole e sfavorevole allo stesso tempo per aspetti
diversi. Nel caso che i benefici prevalgano comunque l'individuo si porterà dietro
anche l'aspetto negativo.
E' necessario che ogni trasformazione sia, se non positiva, almeno innoqua, e questa
è la cosa che capisco meno. Prendiamo l'esempio scontato dell'occhio.
Ovviamente non è successo che da un individuo senza occhi, TAC, mutazione, individuo
con gli occhi. I nostri occhi sono il prodotto di milioni di passaggi evolutivi(dico milioni ma
è un numero a caso), milioni di "occhi" intermedi. E ognuno di questi passaggi doveva essere utile al portatore, doveva funzionare in qualche modo.
Questo non lo capisco. L'occhio è qualcosa di incredibilmente complesso, ed è fatto di cellule che collaborano tra loro estremamente complesse, e si potrebbe continuare a scendere a livello sempre più microscopico, dove ogni piano è dotato di una sua complessità individuale e inimmaginabile.
Ebbene la formazione di un occhio attraverso mutazioni CASUALI già di per sè
sarebbe qualcosa di estremamente difficile, se poi si aggiunge la regola che
ogni passaggio dev'essere utile e funzionante, dall'inizio alla fine, allora non capisco.
E questo vale per ogni parte del corpo, e tutte le parti devono funzionare
in "simbiosi", così che il mutamento non solo dev'essere positivo per la parte che lo
subisce, ma anche per quanto riguarda tutte le interazioni con le altre parti.
Fermo restando che la teoria dell'evoluzione è provata, e che le alternative in circolazione
sono ridicole, o essa è incompleta, o viene divulgata in maniera semplicistica...
oppure tutto il tempo trascorso da che è comparsa la vita è stato evidentemente sufficiente,
nonostante le probabilità obiettivamente basse per ogni cosa.
Intanto, beccatevi le proteine che camminano (a un certo punto compare una donna nuda!):
Col tasto CC attivate i sottotitoli.