11 settembre 2010

Un grosso contatore.

In tempo reale. Di euro. Ecco cosa ci vorrebbe.
Io lo vedo ogni volta che uno di quegli aerei acrobatici mi vola sulla testa. 


I seicentomila (un sei e 5, dico, cinque zeri) che accorreranno a Rivolto a passare la giornata a naso in su guardando le Frecce Tricolori non credo la pensino così.

50 di orgoglio nazionale un cazzo, dico.

Perché sono anche i miei soldi che bruciano dentro a quei motori.

Certo, non pretendo che questi soldi vengano investiti nel mio futuro, sarebbe troppo sperare di avere, in futuro, uno stipendio per fare quello per cui sto studiando. 
Ma che almeno finiscano in tasca a qualcuna di quelle poche decine di migliaia di persone che si alternano ogni settimana a protestare davanti ad un ministero...beh, non è troppo brutta come idea.

E sono anche miei i polmoni che bruciano, perché a piombo e croce quelle cose inquinano più di un'autotreno rumeno.

E farebbero bene a bruciare le tasche di chi mi dice che tutto questo casino serve a far girare soldi in città. 


Non abbiamo bisogno di QUEI soldi.


Abbiamo bisogno di una nuova mentalità. 


Prima di tutto c'è bisogno di cultura, di partecipazione, di uscire il sabato sera e sentire della musica, buona,
di uscire il venerdì sera e vedere un film, bello.
Di camminare per la città, di fermarci ad ascoltare qualcuno che ci propone un buon libro, anche una poesia, mi sbilancio, ma pur sempre qualcosa.

Invece no.

Calma piatta, fino a quando 4 tonnellate di ferro si alzano da terra, fanno due piroette pisciando fumo colorato, 
e tutti felici.
Coda sulla statale, si torna a casa, passato un bel weekend, portafoglio e scatola cranica più leggeri.
E i codroipesi felici, tasche piene, ci si può pagare l'aperitivo al Centrale.


Calma piatta, come anche l'encefalogramma.

Bella merda.






(E, sì, sarà che la folla, gli aeroplani, l'esercito e il patriottismo mi indispongono, ma sono piuttosto incazzato.)


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