
libera interpretazione in libero stato
Il corso dei miei pensieri stava come al solito prendendo la via del “la vita è senza senso, tutto è senza senso” e da ciò mi è venuto in mente Schopenhauer. Egli sosteneva tra le tante cose che l’uomo soffre più di tutti gli altri animali perché è l’unico ad essere consapevole dell’insensatezza della vita e per quanto possa soddisfare i suoi desideri ne avrà sempre di nuovi, senza mai essere pago. E se invece esistessero degli animali che soffrono per il solo fatto di esistere? Dopotutto la selezione naturale porta avanti le specie che si adattano meglio, non le più felici. Chissà se ce né qualcuna i cui individui stanno male, e questa sofferenza non influenza o addirittura favorisce il successo della specie! Ne so ben poco sulla teoria dell’evoluzione e nulla di anatomia, quindi può darsi che non si possa verificare un caso simile. Ma, in fondo, per il nostro simpatico filosofo la specie umana ha proprio queste caratteristiche (la capacità di desiderare ha favorito la nostra specie sulle altre) e in effetti quello che per noi è il nostro stato normale potrebbe essere considerato sofferenza rispetto a uno stato di felicità maggiore, magari possibile in linea teorica per un essere vivente. I cincillà potrebbero essere molto più felici di noi.